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Istanbul.

Istanbul sono i venditori di balil ekmek (panini col pesce) di Eminönü e Karaköy, quell’odore di sgombro che sale dalle griglie fumanti ed avvolge l’aria nei pressi del Corno d’Oro.

Istanbul è il Ponte di Galata, che unisce la città vecchia al quartiere che un tempo fu genovese, dove i pescatori lavorano giorno e notte, con le loro lenze lunghe e le ceste del pesce spesso vuote.

Istanbul è l’imponente Moschea Blu, con l’immensa cupola e i sei minareti che al tramonto si stagliano contro un cielo blu e rosso.

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Istanbul è Kadıköy, i suoi caffè alla moda, i negozi di antiquariato, le tavolate in strada da cui partono le urla dei tifosi del Beşiktaş, i ristoranti che ti fanno scegliere il pesce fresco direttamente dalla loro pescheria a fianco.

Istanbul sono gli scogli vicini alla stazione di Cankurtaran, dove un musicista sui cinquant’anni con baffoni alla turca suona ogni giorno il suo saz e canta con voce disperata e malinconica (di amori perduti? di luoghi lontani?), mentre la gente si riposa guardando la sponda asiatica, le barche a vela che solcano il bosforo, i gabbiani che planano.

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Istanbul è Gezi Park, una delle poche aree verdi della città e cuore pulsante della protesta giovanile che vuole una Turchia laica e moderna, come quella di Ataturk, e non una nazione conservatrice.

Istanbul è Taksim, i bar dove giovani turchi e stranieri bevono alcolici e ascoltano musica occidentale, ballano fino a notte fonda.

Istanbul sono le cozze ripiene di riso che si mangiano a qualsiasi ora per strada, il cibo preferito dei turchi prima di andare a letto dopo una nottata a bere e ballare, cioè quando noi mangiamo il kebap.

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Istanbul è l’Oriente che incontra l’Occidente, l’Asia e l’Europa, gli Ottomani e i Bizantini, la storia che si risveglia e che ricompare nei mosaici di Ayasofia, nelle ceramiche di Topkapi, nel profumo di cumino, zenzero, cannella e zafferano del mercato delle spezie, nei vapori degli hamam.

Istanbul è la voce dei muezzin, che riverbera sulle pareti delle case, dei caffè e dei negozi di kilim, e chiama i fedeli alla preghiera.


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